sabato 12 ottobre 2013

Cellule staminali adulte: lo splendore dell’etica nella cura

di p. Ermanno BARUCCO ocd

Nel nostro corpo ci sono delle cellule considerate fantastiche dagli scienziati che di recente le stanno sempre più studiando: si chiamano cellule staminali “adulte”. Sono rare ma potrebbero essere molto utili in futuro per curarci da diverse malattie e addirittura “ridarci come nuove” parti danneggiate dei tessuti del corpo: infatti queste cellule possono sostituire quelle deteriorate. I ricercatori le hanno individuate nel cervello, nel midollo osseo e altrove; ce ne sono in abbondanza quando un bambino cresce nel ventre della madre, cioè nel sangue del cordone ombelicale, ma anche nella placenta e nel liquido amniotico. Sono quindi importante espressione del rapporto materno-filiale durante la gravidanza e il feto stesso ne è assai dotato: ciò significa che si prendono cura di noi, della crescita della vita, prima di curarci.

Si tratta di cellule dette multipotenti perché non sono ancora differenziate in cellule di un organo particolare del nostro corpo, ma un po’ generiche in quanto hanno una potenzialità a diventare molti tipi di cellule specializzate, e quindi hanno una notevole capacità di diventare un tipo o un altro di cellula, pur se di tessuti simili, a seconda dei bisogni della nostra salute. Nel nostro corpo queste cellule si moltiplicano e mentre alcune restano multipotenti per essere utili in futuro, altre si specializzano, ad esempio in cellule del cuore per andare a riparare il tessuto danneggiato da un infarto, oppure in cellule della pelle per sostituire l’epidermide distrutta dalle ustioni. Oltre a fare ciò già da sole, anche se con difficoltà e lentezza perché sono poche, gli scienziati stanno cercando di poterle utilizzare al meglio, prelevandole e facendole moltiplicare velocemente in laboratorio per poi reintrodurle nello stesso soggetto se è malato o per donarle ad un altro malato che ne ha bisogno. Si spera così di arrivare a curare malattie per cui non si possiede ancora una terapia valida.

Queste sono le cellule staminali “adulte” perché prelevate generalmente nel corpo umano già sviluppato. Ci sono poi le cellule staminali “embrionali” che sono invece derivate dalle cellule che costituiscono l’embrione umano nei primi stadi del suo sviluppo. L’embrione umano dopo lo stadio di 4-8 cellule dette totipotenti – perché hanno la potenzialità di far crescere tutto l’embrione col suo corpo variegato e complesso – passa allo stadio di 16-64 cellule di cui alcune sono pluripotenti, in quanto da sole non possono completare lo sviluppo dell’embrione ma servono a formare le cellule dei tre diversi tipi (pluri) dei tessuti del corpo (grosso modo del sistema nervoso, del sangue e dei muscolare, degli organi interni). Queste cellule pluripotenti sono prelevate per diventare le cellule staminali embrionali. Ma così si distrugge l’embrione umano nei primissimi giorni di vita, sopprimendo un essere umano che ha il diritto di essere rispettato nella sua integrità fisica perché fin dal concepimento ha «la dignità propria della persona», come emerge dalla visione antropologica della Chiesa nel documento Dignitas personae.

Per queste ragioni, la coscienza di ciascuno può quindi riconoscere che mentre è moralmente lecito l’utilizzo delle cellule staminali “adulte” perché non si procura grave danno al soggetto da cui sono estratte, è gravemente illecito il prelievo delle cellule staminali dall’embrione umano vivente, perché si rischia di recargli grave danno o addirittura condurlo alla morte. Non è giusto curare persone malate attraverso la strumentalizzazione di altre, togliendo loro la vita e la possibilità di crescere.
La questione etica fondamentale è questa: si deve perseguire una ricerca scientifica affidabile nel trovare prodotti terapeutici efficaci e in tempi appropriati rispettando la dignità di persona di ogni essere umano anche dell’embrione. Inoltre la ricerca sulle cellule staminali adulte sta dimostrandosi non solo possibile, ma anche conveniente nei risultati ottenuti, rispetto ad una alternativa eticamente inaccettabile.

Pubblicato in Gente Veneta [Settimanale Diocesi di Venezia] n. 10 (9 marzo 2013) p. 7. [Lo splendore della vita – Rubrica di Bioetica]

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