giovedì 17 ottobre 2013

DAL SILENZIO ALL'AMORE

DAL SILENZIO ALL’AMORE

AUTORE
DATA LITURGICA
LETTURE
Eph 4:1-6 & Mt 22:34-46 


Padre Cassiano DiRocco, O.S.B. è un ieromonaco ed un ospite dall’Abbazia di Sant’Andrea, un monastero benedettino di Valyermo, California.
 
 

O
gni cuore umano è un cuore anelante, un cuore che desidera. Viviamo, secondo le parole di San Giovanni della Croce, come “sete incarnata”, dunque in un certo senso noi siamo questo anelito, questo desiderio. Quando San Paolo, quindi, ci dice di vivere “in modo degno della chiamata che abbiamo ricevuto”, dovremmo chiederci: “Che chiamata è questa?”. Piuttosto semplicemente, è la chiamata a soddisfare l’anelito del cuore: a essere “uno”, infine, con Dio, gli uni con gli altri, ed anche con noi stessi. Sanare le divisioni, le barriere, che esistono tra me e l’amore di Dio è cercare quel bel “vincolo della pace” di cui Paolo parla, vivendo come “un solo corpo e un solo Spirito” con Dio, con il mio prossimo e con me stesso.


Ogni cuore anela a questo, e ogni cuore cerca di vivere questo vincolo di pace nella pienezza dell’amore. Ma chi sarà a mostrarci la via per questo amore? L’Amore Stesso, Gesù. Proprio nella prima riga del vangelo di oggi, Gesù ci mostra un passo verso l’amore che ha grande importanza: ci mostra il Silenzio. Prima del suo incontro con i Farisei, Gesù riduce i sadducei al silenzio. Questo è anche un simbolo circa la via attraverso la quale Egli desidera entrare nei nostri cuori e ridurre al silenzio tutti I “sadducei invisibili” che lì vivono. Cercare di ridurre al silenzio le nostre interminabili speculazioni, rigidità, agitazioni ed ossessioni, in modo che sia invece questo silenzio a regnare. Il mistico tedesco Meister Eckhart ha detto: “Là, nello spazio tra due parole, Dio è”. Quando a Cristo è reso possibile di occupare questo spazio nei nostri cuori e nelle nostre menti, dove invece troppe parole e argomenti ne possiedono il dominio, uno spazio è aperto allo Spirito per soffiare in noi e attraverso di noi.

Il silenzio conduce all’intimità con Dio. E’ questo lo spazio in cui ci rendiamo conto che esistere è buono, e in cui permettiamo a Gesù di amarci proprio attraverso questa realizzazione. Cuore a cuore, in questo intimo dialogo, possiamo parlare all’Amato ed ascoltarLo, e lasciare che ci guidi. Non abbiamo bisogno del controllo su tutto, di sapere tutto o di avere sempre ragione. Abbiamo bisogno di amare e di essere amati. E possiamo farlo solo se l’Amore Stesso ci insegna la via.

Ma la vita spirituale non finisce qui. Ricordiamolo, il comando di amare che abbiamo udito oggi ha due parti. Comincia, è vero, con l’amore di Dio: siamo creati dall’amore di Dio e per poterlo riamare. L’amore di Dio è effettivamente il nostro unico fine, ma questo amore non è privo di frutti. L’amore divino, l’intimità con Dio, ci rende capaci di ricevere l’altro, Il prossimo: questa è la seconda parte del comandamento dell’amore; e non è una parte opzionale. E’ essenziale, ce lo dice Gesù stesso. Se accettiamo di il rischio che proviene dal fatto che amare il prossimo ci rende vulnerabili, ci rendiamo conto che non siamo tanto diversi tra noi quanto pensiamo: come ogni cuore umano è un cuore di anelito e di desiderio, così è anche un cuore di dolore e sofferenza, gioia e speranza; e mentre le circostanze delle nostre vite sono probabilmente differenti, al livello del cuore esse si assomigliano molto. Il Verbo, facendosi Carne e venendo ad abitare in mezzo a noi, ha osato vivere Egli stesso queste verità sulla vita e sull’amore umano. Il Sacro Cuore insegna al cuore umano tutto ciò che gli è necessario conoscere perché ha vissuto tutto questo. Ci riceve interamente e ci chiede di riceverci gli uni gli altri allo stesso modo, e ci dà la capacità di farlo.

Questa capacità porta l’unità, l’unificazione a cui ogni cuore anela. Non vogliamo essere frammentati. Non vogliamo essere divisi in parti. Vogliamo essere interi. Questa è la grande aspirazione della storia della salvezza: integrità, guarigione… che quello che è perduto possa essere ritrovato; che quello che è dimenticato possa essere ricordato; che quello che è stato messo da parte possa essere riaccettato; che quello che è stato lasciato nelle tenebre possa essere riportato alla luce. Questa luce è l’amore. Questa luce è Cristo, la luce del mondo, la “lux mundi”, che come uomo può unirsi a noi nel nostro desiderio, e come Dio può soddisfarlo interamente.

Nelle letture di oggi, e nel libro aperto delle nostre vite, Cristo ci porta dal silenzio all’amore: un silenzio che conduce all’intimità con Dio… un intimità con Dio che ci insegna a riceverci gli uni gli altri… un riceverci che porta l’unità, l’unificazione a cui ogni cuore aspira. Cristo, la fonte dell’amore silenzioso, ci mostra la via che oltrepassa tutte le nostre speculazioni, rigidità, agitazioni e ossessioni, così che l’amore possa essere l’ultima parola, in effetti l’unica parola che ci è necessaria, e il nostro cuore anelante possa infine trovare il riposo
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