IL FUOCO
di Wilhelm Stenhammar Sì, sei venuto a portare il fuoco, sulla terra; ma la terra è piena di pompieri, vuole vivere tranquilla, godersi le quattro carabattole che si è messa da parte con fatica: credimi, è così. Sei venuto a portare il fuoco, ma qui ognuno difende la propria posizione, issando muri, soffocando per mancanza d’aria; preferiscono morire piuttosto che aprire le finestre per spiccare il volo. Sei venuto a portare il fuoco, ma hai sbagliato pianeta; qui saranno in pochi a farsi contagiare: neanche quelli che porteranno avanti per mestiere la bandiera della fede, propensi come sono a mostrarsi in abiti splendenti, a spostarsi su automobili di lusso, sempre pronti al compromesso pur di accrescere il potere, il prestigio, la ricchezza. Sei venuto a portare il fuoco, ma non farà che bruciare te e i discepoli che seguono davvero le tue orme, quelli che, ridotti allo stremo, avranno ancora la forza di annunciare, di compiere gesti d’amore per salvare qualcuno dalla morte. Sì, sei venuto a portare il fuoco, non la pace: hai diviso i famigliari, i membri delle comunità che nasceranno, i veri e i falsi profeti, i credenti e i manager della religione. Chissà se arrivi a immaginare lo sfacelo di una fede impigliata nella rete delle burocrazie, nella calma piatta dei bollettini della Curia, nelle manovre per conquistare un titolo di eccellenza o di eminenza, tu che hai detto di non chiamare nessuno e per nessun motivo padre o maestro. Ne hai abbastanza: devi dirlo al mondo che c’è un limite all’egoismo e alla viltà, che solo la stella polare del Vangelo può salvarlo dalla melma in cui si rotola ormai senza speranza. Quando vedete una nube che sorge da Occidente, subito dite: viene la pioggia, e così avviene. Ipocriti! L’aspetto del cielo e della terra sapete discernerlo e perché non discernete questo tempo? Sì, sei venuto a portare il fuoco, sulla terra. Ma la terra è troppo assiderata per aver voglia di scaldarsi ancora
di Wilhelm Stenhammar Sì, sei venuto a portare il fuoco, sulla terra; ma la terra è piena di pompieri, vuole vivere tranquilla, godersi le quattro carabattole che si è messa da parte con fatica: credimi, è così. Sei venuto a portare il fuoco, ma qui ognuno difende la propria posizione, issando muri, soffocando per mancanza d’aria; preferiscono morire piuttosto che aprire le finestre per spiccare il volo. Sei venuto a portare il fuoco, ma hai sbagliato pianeta; qui saranno in pochi a farsi contagiare: neanche quelli che porteranno avanti per mestiere la bandiera della fede, propensi come sono a mostrarsi in abiti splendenti, a spostarsi su automobili di lusso, sempre pronti al compromesso pur di accrescere il potere, il prestigio, la ricchezza. Sei venuto a portare il fuoco, ma non farà che bruciare te e i discepoli che seguono davvero le tue orme, quelli che, ridotti allo stremo, avranno ancora la forza di annunciare, di compiere gesti d’amore per salvare qualcuno dalla morte. Sì, sei venuto a portare il fuoco, non la pace: hai diviso i famigliari, i membri delle comunità che nasceranno, i veri e i falsi profeti, i credenti e i manager della religione. Chissà se arrivi a immaginare lo sfacelo di una fede impigliata nella rete delle burocrazie, nella calma piatta dei bollettini della Curia, nelle manovre per conquistare un titolo di eccellenza o di eminenza, tu che hai detto di non chiamare nessuno e per nessun motivo padre o maestro. Ne hai abbastanza: devi dirlo al mondo che c’è un limite all’egoismo e alla viltà, che solo la stella polare del Vangelo può salvarlo dalla melma in cui si rotola ormai senza speranza. Quando vedete una nube che sorge da Occidente, subito dite: viene la pioggia, e così avviene. Ipocriti! L’aspetto del cielo e della terra sapete discernerlo e perché non discernete questo tempo? Sì, sei venuto a portare il fuoco, sulla terra. Ma la terra è troppo assiderata per aver voglia di scaldarsi ancora
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