mercoledì 11 dicembre 2013

Fitto a tutto campo

tra la sinistra e il Cav

di Vito Piepoli
11 dicembre 2013POLITICA
 
L’onorevole Gianfranco Chiarelli ha ricevuto, qualche giorno fa, su indicazione del presidente del Gruppo parlamentare alla Camera dei Deputati, Renato Brunetta, d’intesa con il presidente Silvio Berlusconi, la nomina di capogruppo di Forza Italia nella Commissione Giustizia. Per il neocapogruppo Gianfranco Chiarelli, Raffaele Fitto è stato tra coloro che hanno capito immediatamente dove questo Governo, voluto sicuramente da Berlusconi ma con un intento diverso, sta andando.
“Non abbiamo nulla a che vedere con chi governa col centrosinistra, ma in particolare la Provincia e la città di Taranto sa perfettamente i danni che il centrosinistra da oltre dieci anni ha procurato sia alla Provincia governando il presidente Florido, sia a questa città, con Stefàno, ma in particolare col presidente Nichi Vendola alla Regione Puglia. Se qualche volta – ha continuato Chiarelli facendo un appello ai media – chi ha la responsabilità di scrivere, di fare televisione, queste circostanze le ponesse più all’attenzione dell’opinione pubblica io ne sarei grato ma soprattutto si farebbe giustizia perché questa Provincia ritengo senza timore di essere smentito, è quella d’Italia che è rimasta fanalino di coda grazie al centrosinistra”.
Era ed è arrivato il momento che si faccia definitivamente chiarezza per poter finalmente far emergere quelle che sono state le subalternità che questo Governo che continua ad andare avanti ha con la sinistra. Quindi nulla a che vedere col centrosinistra per i pugliesi ex pidiellini ora forzisti, suffragati come sono da tanta esperienza negativa su tutti i fronti, quello nazionale, regionale e per alcuni anche provinciale e comunale. Della decadenza di Berlusconi, Fitto pensa che sia importante chiamarla nel modo più giusto, e cioè espulsione dal Parlamento, visto che la decadenza è una cosa diversa. Sia per le modalità con cui questo si è realizzato ma soprattutto per quello che è accaduto.
“Non si può accettare l’idea che qualcuno ha messo in campo di derubricare la vicenda di espulsione di Berlusconi come una vicenda di carattere parlamentare e addirittura di carattere giudiziario. Noi respingiamo questa ricostruzione per quello che è accaduto, per il fatto che evidentemente il governo che ha voluto Berlusconi nasceva su tre presupposti”, ha riferito. Il primo era quello della pacificazione nazionale e l’espulsione di Berlusconi ha dimostrato che la pacificazione nazionale non era assolutamente l’obiettivo di coloro i quali condividevano l’esperienza di Governo. Il secondo obiettivo era quello del rilancio economico e sociale del nostro Paese e la legge di stabilità testimonia esattamente l’opposto, sono aumentate solo le tasse.
Il terzo era quello legato alle riforme costituzionali per risistemare il Paese dal punto di vista del suo funzionamento e anche questo male emerge in modo molto chiaro dalle condizioni e dei comportamenti all’interno del Governo. Sul voto del 27 novembre, Fitto ritiene che per la prima volta nel Paese si è assistito ad un atteggiamento non finalizzato al rispetto di una sentenza. Ha ricordato che sulle stesse vicende e per le stesse persone due sezioni della Cassazione diverse da quella che ha condannato Berlusconi, hanno espresso precedentemente un giudizio di assoluzione. Tema di rilevanza enorme. Inoltre, altrettanto importante è per Fitto far rilevare che, se all’interno del Governo delle larghe intese ci fosse realmente stata la volontà e il senso di responsabilità da parte di coloro i quali condividevano questo schema, non si capisce perché in tutta fretta il 27 novembre si sia proceduto a questo voto.
Anziché invece aspettare non più di due mesi che la Cassazione ne desse decadenza. Tutto questo amareggia, tutto questo che è stato possibile anche stravolgendo le regole del funzionamento del Senato, superando per la prima volta nella storia del Paese la segretezza del voto rendendolo palese per evitare che qualche senatore potesse avere un rigurgito di buona coscienza e quindi votare in modo difforme. E questo dato si deve ribadire perché non molti anni fa ma qualche mese fa, a febbraio nove milioni e mezzo di italiani hanno espresso in modo libero e democratico un consenso nei confronti di Berlusconi.
Una scelta che ancora una volta non ha consentito alla sinistra di battere politicamente Berlusconi, ma di mettere in moto quel meccanismo che ha portato alla sua espulsione. “Questo non ci demotiva rispetto all’impegno politico anzi ci rafforza e da qui ripartiamo avendo una leadership che continua a crescere nel paese visto i sondaggi che indicano in modo molto chiaro una crescita del gradimento di consenso nei confronti del nostro movimento politico”, ha concluso Fitto. Forza Italia pare già carica di rinnovato entusiasmo e scalpita in attesa di ritornare ai nastri di partenza.

L'Opinione

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