di Massimo Bocci
La scelta del matrimonio cristiano non è
una semplice decisione emotiva o istintiva di due persone che si amano,
ma è la nostra personale e consapevole risposta al progetto che Dio ha
su di noi.
Il matrimonio è quindi il nostro modo
specifico e particolare di vivere la sequela di Cristo e di incamminarci
verso la santità a cui siamo invitati.
Questo cammino è spesso reso arduo dalle
difficoltà che incontriamo nella realtà quotidiana ma, come dice San
Paolo, noi dobbiamo trovare la forza per "risplendere come luci in un
mondo oscuro" (Fil. 2,15).
In questo contesto per noi si è
trattato, e quotidianamente si tratta, di rispondere "sì" ad una diretta
e precisa chiamata di Dio e a vivere questa scelta secondo il carisma
carmelitano.
Da oltre 800 anni i Carmelitani, alla
luce della Sacra Scrittura e con la forza della preghiera, vivono nella
fraternità alla ricerca del senso vero della vita e di tutto ciò che in
essa incontrano.
Noi famiglie abbiamo il compito di
rileggere, approfondire e interpretare questa esperienza e farla nostra
secondo la nostra specifica vocazione. Compito non facile specialmente
perché vissuto in un contesto composito dove dobbiamo conciliare
esigenze personali, di coppia e di famiglia, dove ogni nostra scelta
coinvolge direttamente altre persone che probabilmente hanno discordi
necessità nonché modi e tempi diversi.
Ci sono quattro componenti che in una
famiglia caratterizzano l'appartenenza al Carmelo e sono la preghiera,
la contemplazione, la fraternità ed il servizio. Con la preghiera
stabiliamo il rapporto con Dio e ci predisponiamo ad accoglierne
l'azione. Pregare con e per il coniuge ed insieme con e per i figli ci
pone in una condizione di accoglienza e benevolenza su cui si fonda
tutta la comunità familiare.
La contemplazione è l'atteggiamento
attraverso il quale noi ci disponiamo alfa presenza di Dio e che ci
spinge a riconoscere il suo volto nelle persone che ci circondano.
In questa sperimentiamo in prima persona
i principi evangelici dell'obbedienza alla volontà di Dio, della
povertà quando rinunciamo ai nostri privilegi, alle nostre certezze ed
ai nostri pregiudizi e riconosciamo la nostra fragilità e della castità
attraverso cui superiamo il nostro egoismo e ci apriamo all'amore
totale. La contemplazione di Dio si realizza partendo da coloro che ci
sono quotidianamente più vicini e di cui impariamo a scoprire aspetti,
qualità e ricchezza.
Vivere la fraternità significa
impegnarci, in quel nucleo speciale che é la nostra famiglia, a
costruire rapporti rispettosi della diversità dell'altro di cui
conosciamo bene le debolezze, ma di cui vogliamo valorizzare le capacità
e la ricchezza interiore.
Soltanto così potremo aprirci al mondo e diventare veri testimoni dell'amore di Dio.
Il servizio, infine, è il nostro modo di stare nel mondo e in esso risplendere come luci.
La peculiarità che ci contraddistingue
come carmelitani è infatti quella di rispondere alle necessità che
riscontriamo nel tempo e nel luogo in cui di volta in volta ci troviamo.
Il semplice prestare attenzione, la capacità di accoglienza, la
comunicazione sincera è ciò che ci fa avvicinare al vero senso della
vita. Attraverso ii servizio diventiamo uno dei veicoli dell'amore di
Dio molto più di quanto noi stessi possiamo immaginare.
Per poter vivere al meglio questi
aspetti abbiamo allora bisogno delle doti di Maria come la prontezza, la
dedizione, l'umiltà, la docilità, la semplicità, la capacità di non
indietreggiare davanti alla sofferenza e di "giocarsi" la vita e la
reputazione. Dobbiamo riuscire ad imitarne, almeno in parte, la fedeltà a
Dio e la capacità di riconoscerlo come fondamento di tutta l'esistenza
umana. Insieme a questo, così come il profeta Elia ci insegna, dobbiamo
vivere la passione per le persone e per la vita ed essere testimoni
coerenti.
* da La Madonna del Carmine N.1-2-2013
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