Fausto Spinelli, O.C.D.
Recentemente sono stati effettuati
lavori di scavo, conservazione e restauro sulle rovine del primo
monastero carmelitano situato nel Wadi 'ain es-Siah sul Monte Carmelo,
incoraggiati da padre Felipe Sainz de Baranda, Preposito generale
dell'ordine dei carmelitani scalzi negli anni 1979-91, allo scopo di
preservare l'intera area e le sue parti più importanti da un'ulteriore e
veloce degrado, o peggio da una definitiva scomparsa.
Nel marzo del 1987 l'archeologa
sta-tunitense Eugenia Nitowski iniziò una serie di scavi archeologici
nell'area che, a cavallo tra gli anni '50 e '60, era già stata
parzialmente studiata dall'archeologo francescano padre Bellarmino
Bagatti.
Il Wadi
Il Wadi 'ain es-Siah è una delle vallate
del Monte Carmelo che scendono perpen-dicolarmente alla costa. Esso si
trova a quattro chilometri da Haifa, sulla principale strada costiera
che porta a Tel-Aviv.
Altri wadi (=vallate) dello stesso monte
sono conosciuti per importanti scoperte archeologiche, in particolare
alcune grotte dove furono trovati abbondanti resti di un uomo
preistorico denominato Horno Carmelensis.
Ma il Wadi 'ain es-Siah cattura la
nostra attenzione perché durante il periodo crociato fu scelto dagli
eremiti latini come luogo dove stabilire la loro dimora.
Anche oggi, come allora, chi voglia
visitare l'impianto monastico, arrivando dalla costa deve risalire gran
parte della stretta e ripida vallata. Prima di giungere al pianoro del
complesso monastico, circa a metà percorso, incontra un fertile
fondovalle, in parte trasformato in giar-dino; questo grazie ad una
ricca sorgente chiamata «la fonte di Elia». Le sue acque sgorgano dal
fianco nord della vallata, ai piedi di una roccia, ed entrano in un
grande bacino scavato anch'esso nella roccia, attualmente ricoperto.
Poco sopra, la valle si restringe
ulte-riormente tra due creste: a nord quella del colle Kababir, a sud
quella del colle Karmeliya, quasi a formare una porta naturale.
Risalendo la vallata, si incontra un breve spiazzo, scelto dagli eremiti
latini per edificarvi il loro monastero. Ancor oggi se ne possono
vedere i ruderi, oggetto degli scavi archeologici.
A oriente, il Wadi 'ain es-Siah è chiuso
da un colle: esso sembra suggerire il profilo dello stemma dei
carmelitani. Più che sbarrarla, esso divide in due rami la vallata, che
sale verso i nuovi quartieri di Haifa superiore.
La fonte superiore
Spesse volte i visitatori del passato
chiamarono la fonte superiore con lo stesso nome di quella inferiore:
«la fonte di Elia». Da uno schizzo del Survey si deduce che essa ha
subito notevoli cambiamenti esteriori. All'inizio l'acqua scaturiva da
un doppio bacino nella roccia, la cui camera superiore era simile ad un
forno. Dalla camera inferiore una fessura conduce l'acqua dentro due
vasche poco profonde intagliate nella roccia, che formano un semplice
serbatoio. Ad est dell'antro, sulla facciata della rupe, si aprivano due
nicchie, dal Survey chiamate "sedilia". Il bacino davanti all'antro è
recente; esso innalzò il livello dell'acqua tanto da far scomparire i
"sedilia".
Il carmelitano scalzo padre Ambrogio di
sant'Arsenio nel 1634 osservò che la fonte superiore si trovava dentro
le mura di cinta del convento. Ciò è confermato de Giambattista di
sant'Alessio (1780), che parla di «una fontana che esce dall'antro un
po' scavato nella roccia e accomodato col muro della clausura dalla
parte interna».
La scuderia-cappella
Sul versante nord della vallata, di
fronte alla fonte superiore, si aprono due grotte sovrapposte e
comunicanti per mezzo di una stretta scala interna. Il tutto è scavato
nella bianca e tenera pietra calcarea. La grotta al pian terreno è a
forma quadrangolare, con un pilastro al centro. Molti pellegrini e
studiosi visitarono in passato questa grotta e molte sono le
con-siderazioni e le teorie che la riguardano.
Forse essa era già abitata da un monaco
membro della laura del periodo bizantino. Al suo interno si notato 14 o
15 bacini, con funzione di mangiatoie o trogoli, che sembrano essere
stati scavati nella roccia al tempo degli eremiti latini o forse
posteriormente.
Alcuni sono più propensi a ritenere che
la grotta fosse una cappella dedicata alla Madonna, già presente nel V
secolo, come proverebbero le analisi e le analogie con la casa-tomba di
Nazareth, risa-lente al primo secolo, nella quale si no-tano inoltre
aggiunte e modifiche dei pe-riodi bizantino e crociato. La cappella
della Vergine, che aveva l'altare nell'an-golo nord-est, era
contemporanea alla laura bizantina, i cui monaci vivevano nelle grotte
sparse nell'intera vallata o in edifici vicini.
La chiesa
I resti della chiesa, fondata sulla
roccia, si trovano su un terreno pianeggiante, ad ovest della fonte
superiore. L'edificio è a pianta rettangolare, con il campanile o torre
semicircolare posto sul fianco sud. La chiesa è perfettamente orientata
est-ovest, come gran parte delle chiese antiche. Nella zona orientale,
sopraelevato di due gradini, era collocato il presbiterio. Bellarmino
Bagatti riconobbe due parti della chiesa. Una più antica, situata verso
ovest, ha le stesse caratteristiche tecniche della «cella del priore».
La parte verso est, invece, che presenta alcune differenze stilistiche
(semi-pilastri trilobati), sarebbe frutto di un successivo ampliamento.
Gli ultimi frammenti ritrovati nei vari muri della chiesa e le diverse
analisi delle malte potrebbero invece portare a considerare come
originale l'attuale pianta rettangolare, con successive manutenzioni e
restauri.
Nella parte più a nord, verso l'entrata,
tutt'attorno alle pareti è collocato un sedile in pietra, probabilmente
usato dalla piccola comunità per le preghiere comuni. Uno scavo, non
ancora ultimato, ha portato alla luce brandelli di una semplice
pavimentazione di malta di calce sul bordo centrale della parete nord.
Durante la campagna effettuata nella
primavera del 1989, dopo aver sentito il parere delle autorità
israeliane per i beni archeologici ed ottenuto la loro appro-vazione, si
mise mano alla ricostruzione dell'arco d'entrata della chiesa con le
pietre ritrovate a terra. Altri lavori di restauro sono stati eseguiti
in diversi punti dei muri della chiesa, in particolare nel-l'angolo
nord-est.
I canali
A fianco della chiesa, lungo il lato
sud, si è rinvenuto un canale ricavato nella roccia e ricoperto di
pietre più o meno della stessa grandezza. Questa co-pertura segue il
canale nel suo andamento quasi rettilineo e completa la pavi-mentazione
adiacente, formata da piccole pietre accostate l'una all'altra. La
pa-vimentazione non è certo elaborata, ma risulta pregevole e ben
curata.
Un'altra serie di canali è stata
ritrovata sul fianco est della chiesa durante l'ultima campagna di
scavi. Mentre si stava cercando di risolvere un problema di
in-filtrazione di acque che dalla fonte supe-riore o dalla collina
soprastante si con-vogliavano nel muro est della chiesa, si è trovato
che alcuni canali, scavati nella roccia poco più a monte, avevano
proprio la funzione di raccogliere le acque e di impedire che
danneggiassero la chiesa infiltrandosi nei muri.
La cucina
Durante la campagna di scavi effettuata
nell'autunno del 1988 fu trovata presso il fianco meridionale della
chiesa la cucina monastica. L'installazione, di forma rotonda, è
chiamata «tabum», che significa forno. Il focolare consiste in un
semicerchio di pietre, dove due neri strati di cenere mostrano due
distruzioni avvenute prima del 1265. Anche il tabum, fatto di creta,
mostra varie ricostruzioni, e per ultimo la distruzione del 1291.
Le tombe
Due tombe intagliate nella roccia
giacciono vicino all'entrata della chiesa, disposte perpendicolarmente
alla facciata. Una di esse conteneva lo scheletro di un individuo
anziano (60-70 anni), con le mani incrociate sul petto. Molti sono del
parere che si tratti di uno dei fondatori o di un priore di particolare
importanza.
L'altra tomba è più piccola e rozza, e
conteneva le ossa di due persone disposte senza alcun ordine. Si tratta
evidentemente di un riseppellimento. Secondo padre Bagatti questi due
scheletri sarebbero appartenuti ad un uomo e ad una donna; Damian
Nitowski invece asserisce che si tratta di due uomini: uno di 70-80 anni
e l'altro di 19-20 anni.
Il monastero
Nel 1263 papa Urbano IV pubblicò una
bolla con la quale raccomandava ai fedeli di contribuire alla
costruzione di un monastero intrapresa dai carmelitani sul Monte
Carmelo; l'opera è descritta come un «sontuoso progetto».
Sullo stesso pianoro della chiesa
sorgeva il monastero a pianta quadrata, come testimoniano alcuni muri
affioranti dal terreno. Nessuno scavo ha ancora chiarito molti degli
interrogativi che queste rovine ci pongono.
Le descrizioni lasciateci da antichi
visitatori parlano di un edificio a più piani e di un'ampia scala,
attraverso la quale si scende agli appartamenti inferiori. La scala
rimasta è veramente monumentale, ed è forse unica nel suo genere, ma ora
soffre di non pochi problemi statici che ne mettono seriamente in
pericolo la so-pravvivenza. Dei menzionati piani so-praelevati rimane
visibile solo l'angolo sud-est, con un relativo frammento di
pavimentazione sopra la sala a volta.
La sala a volta
Al termine della scala monumentale si
apre la cosiddetta «sala a volta», in quanto i muri conservati e le
molte pietre squadrate rimaste a terra indicano chiaramente l'esistenza
di una grande sala accuratamente costruita, con volta a sesto acuto e
posta perpendicolarmente al pendio della collina. La sala ha una piccola
porta e due finestre a feritoia sul lato occidentale.
Dovendo liberare una zona della sala
dalle pietre della volta, è stata rinvenuta una parte della
pavimentazione; inoltre si è notato che il muro orientale è impostato su
piani di posa ricavati dallo sgrossamento della roccia. I costruttori,
dopo aver cercato di livellare la roccia calcarea, hanno continuato il
muro con corsi più o meno regolari di pietre squa-drate, provenienti
dalla zona di Athlit.
La sala a volta occupò un'area già
edificata, come dimostrano due muri perpendicolari ritrovati durante gli
scavi. Forse essi sarebbero da associare al vicino edificio chiamato
«cella del priore»; ma anche qui per saperne di più bisognerà aspettare i
risultati degli scavi.
La cella del priore
Sempre sul pendio sud del wadi, accanto
alla sala a volta, sorge la cosiddetta «cella del priore», la quale,
secondo la regola di sant'Alberto, doveva essere costruita «all'ingresso
del luogo».
Padre Bagatti scavò quest'area nel 1961 e
mise in luce due stanze, una delle quali fu in parte sacrificata quando
venne costruito il muro della sala a volta. La seconda stanza conserva
parte dei muri perimetrali e comunica con la precedente tramite una
porta. Sul lato ovest della cella scende un canale, attraversato da
alcuni archetti a sesto acuto su cui poggiavano larghe pietre di
copertura.
La torre e il tunnel
Alcune cronache raccontano che agli
angoli del monastero vi erano quattro torri, una per ogni angolo. Questo
part-colare per ora non è ancora stato con-fermato dall'archeologia,
eccetto per la torre situata sull'angolo nord-ovest. Rimane visibile il
vano più basso con due archi nei muri est ed ovest. Il vano non doveva
essere abitato, in quanto è a contatto con la roccia e si trova nel
punto più basso del wadi, dove scorreva il torrente. In questo vano
sbocca un bel tunnel, che si pensa sia stato costruito per il drenaggio
invernale.
Damian Nitowski trova strano che si
fosse costruito un tunnel per il torrente, quando vicino scorreva il
letto naturale del wadi. In secondo luogo, la struttura del tunnel
rispecchia una simile del castello crociato di Athlit («Caste'
Pele-rim»), che viene segnalata come passaggio per scopi difensivi.
Altrove Nitowski non manca di sottolineare le somiglianze tra il
monastero carmelitano e il castello di Athlit sulla base di analoghe
tecniche costruttive e tipologiche e identici materiali da costruzione,
che farebbero supporre identità di costruttori.
È interessante poi notare come in tutta
l'area esaminata si trovino due tipi di pietra, usati nei diversi
edifici. Un calcare biancastro, tenero e poroso, e quindi più facile
allo sfaldamento ad opera di agenti atmosferici e chimici, si trova sul
posto. L'arenaria di color nocciola, molto dura e ruvida, proviene
invece dalla zona costiera vicino ad Athlit.
da | O.Carm
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