Mia Reverenda Madre,
in
occasione del quarto centenario della vostra fondazione che celebrerete
tra breve, ci tengo a assicurarvi la nostra preghiera di intercessione
per voi e l’azione di grazie a Dio per la vostra esistenza in seno alla
Chiesa.
Quando si
vive l’evento di un fondazione – come sta accadendo a noi stessi in
questo momento – è piacevole volgere lo sguardo alla tradizione e
lasciarci arricchire dai suoi tesori.
Chiamati
anche noi, come voi, a vivere gli impegni della vita cenobitica, vi
siamo riconoscenti di essere restate fedeli senza interruzione a voi
stesse e a quelle che vi hanno precedute in questa grande chiamata che
il Vangelo ci rivolge “ad abbandonare tutto e a ricevere già sulla terra
il centuplo, insieme a persecuzioni”. Per la testimonianza della vostra
vita fraterna, tale che spesso ha fatto esclamare: “Guardate come si
amano!”; per la vostra obbedienza che si manifesta nelle piccole fedeltà
di ogni giorno; per la continuità della vostra lode attraverso i
secoli; per i tanti valori salvaguardati così a lungo, voi siete per noi
un sostegno e una speranza. Grazie all’offerta delle vostre vite, che
voi avete rinnovato giorno dopo giorno, ci trascinate a correre sulle
orme stesse di Cristo.
A chi
rinuncia a formare quaggiù una famiglia secondo la carne, Dio dona una
tale grandezza di cuore e di spirito da renderlo capace di amare
l’intera famiglia umana e spirituale. Chi, a causa di Cristo e del
Vangelo, tiene le braccia aperte a tutti, senza escludere nessuno, chi
non cerca di possedere gli altri per sé stesso, costui è capace di
vivere le esigenze vere della cattolicità e perciò di comprendere tutte
le situazioni dell’uomo. Chi, nella sua ricerca di Dio, si vuole “l’uomo
di un solo amore”, può assicurare una presenza del Cristo, unito come è
agli uomini che non possono credere.
Chi è
preso dallo scoraggiamento tenga conto di ciò: oggi più che mai la vita
cenobitica - se si lascia impregnare dalla linfa che le è propria, se si
riempie della freschezza della vita fraterna che la caratterizza -,
diventa per la Chiesa e per il mondo un lievito potente in grado di
spostare montagne di indifferenza, e offre agli uomini quel dono
insostituibile che consiste nel rendere presente Cristo. Se, invece, il
mondo – attraversato dalle grandi correntidella Storia contemporanea – ,
fa irruzione nell’intimo di noi stessi; se la vocazione monastica –
sottoposta com’è alle forti tensioni e fascinazioni dell’oggi -, è più
che mai a rischio: proprio per questo l’appello di Cristo si fa più
urgente.
Per tutto
ciò che voi siete, voi, le sorelle di Santa Teresa d’Avila, noi cantiamo
la gioia della nostra comune vocazione a Dio il Padre, a suo Figlio
Gesù Cristo, allo Spirito Santo, e, attraverso l’offerta delle nostre
vite, domandiamo loro la grazia dell’unità visibile di tutti in un’unica
medesima Chiesa.
Uniti a
voi nella gioiosa comunione di tutti i santi – testimoni di Cristo – ,
con la speranza che poco a poco Egli trasformi ciò che in noi si oppone a
questa vocazione, vi esprimiamo la nostra gratitudine per ciò che siete
state e per ciò che siete.
Roger Schutz, Priore di Taizé
*Originale francese in “Acta Ordinis CarmelitarumDiscalceatorum”, 7 (1962) 287-288.
da | carmeloveneto.it
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