di Iacopo Iadarola
Nel
Vangelo di Giovanni è raccontato come alla Risurrezione di Gesù corsero
al sepolcro vuoto sia Pietro sia Giovanni. Il giovane apostolo, il
primo dei mistici cristiani, arrivò per primo, ma per entrare nel
sepolcro aspettò Pietro, il primo papa. Fu quasi l’esempio, per i secoli
a venire, di come la mistica e l’istituzione, lungi dal contrastarsi,
possano e debbano collaborare insieme, anche se con ritmi diversi che
soltanto la Provvidenza conosce.Nell’imminenza della Giornata della Memoria, che si celebrerà martedì 27 gennaio, ci sembra che un fenomeno paragonabile alla corsa di Giovanni e Pietro sia accaduto nel caso di S. Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, e della sua lettera a Papa Pio XI datata all’anno 1933, anno in cui il partito nazista aveva appena ottenuto pieni poteri mutandosi in regime.
Edith
Stein allora aveva 42 anni e da 11 si era convertita al cattolicesimo
dall’ateismo, dopo che aveva letto per caso e d’un fiato Il libro della mia vita
di S. Teresa d’Ávila: “Quando chiusi il libro, dissi a me stessa:
questa è la Verità”. Verità che per decenni aveva cercato, senza
riuscirci, nelle più severe disamine filosofiche, a Gottinga, come
allieva prediletta del grande fenomenologo E. Husserl. Ma ora, alla luce
della fede, aveva continuato la sua ricerca filosofica, ed era
diventata una docente e conferenziera rinomata in tutta Europa,
specialmente per i suoi incontri sulla promozione della donna. Cresciuta
in una famiglia ebrea rigidamente praticante, dopo aver voltato le
spalle a questo retroterra mai si era riscoperta tanto ebrea da quando
era diventata cattolica: “Lei non sa cosa significhi per me essere
figlia del popolo eletto, e appartenere a Cristo non soltanto
spiritualmente ma anche nella parentela del sangue”, scrisse in una
lettera a un padre gesuita. Tanto ebrea da finire anch’essa nel mirino
della folli politiche ariane, per le quali avrebbe dovuto rinunciare
alla sua docenza pubblica. Ma questo era solo l’inizio degli orrori e
dei soprusi che ci sarebbero stati negli anni seguenti. Prevedendoli con
profetica lucidità, ora che Hitler poteva governare incontrastato in
Germania, decise di scrivere una lettera a Papa Pio XI, che qui
riportiamo:
12 aprile 1933
Padre Santo!Quale
figlia del popolo ebraico, che per grazia di Dio è da 11 anni figlia
della Chiesa cattolica, oso esprimere al padre della cristianità quanto
preoccupa milioni di tedeschi, avvenimenti che parlano disprezzando ogni
giustizia e umanità, per non parlare dell'amore del prossimo. Per anni i
capi del nazionalsocialismo hanno predicato l'odio contro gli ebrei.
Ora che hanno il potere nelle loro mani e hanno armato i loro seguaci -
tra cui noti elementi criminali -raccolgono il frutto dell'odio
seminato. Le defezioni fino a poco tempo fa venivano ammesse. In quale
numero è impossibile farsene un'idea, perché l'opinione pubblica è
imbavagliata. Da quanto posso giudicare io, in base ai miei rapporti
personali, non si tratta per nulla di casi isolati. Sotto la pressione
di voci provenienti dall'estero, il governo è passato a metodi più
«miti» e ha dato l'ordine «che a nessun ebreo venga torto un capello».
Con il suo boicottaggio però - che toglie alle persone l'attività
economica, la dignità di cittadini e la patria - ha indotto molti alla
disperazione: nelle ultime settimane, attraverso notizie private, sono
venuta a conoscenza di ben 5 casi di suicidio. Sono convinta che si
tratti di un fenomeno generale che provocherà molte altre vittime. Si
può ritenere che gli infelici non avessero abbastanza forza interiore
per sopportare il loro destino. La responsabilità però in gran parte
ricade su coloro che li hanno spinti a tale gesto. Ricade anche su
coloro che tacciono. Tutto quanto è accaduto e quanto, quotidianamente,
accade, proviene da un governo che si definisce «cristiano». Non solo
gli ebrei ma anche migliaia di fedeli cattolici in Germania - e,
ritengo, in tutto il mondo - da settimane aspettano e sperano che la
Chiesa di Cristo alzi la sua voce per arrestare tale abuso del nome di
Cristo. L'idolatria della razza e dei potere dello Stato, con cui la
radio martella quoti diariamente le masse, non è un'aperta eresia? La
lotta di sterminio contro il sangue ebraico non è un oltraggio alla
santissima Umanità del nostro Salvatore, della Beatissima Vergine e
degli Apostoli? Non è in assoluto contrasto cori il comportamento del
nostro Signore e Redentore, che anche sulla croce pregava per i suoi
persecutori? E non è una macchia nera nella cronaca di questo Anno
Santo, che sarebbe dovuto diventare Tanno della pace e della
riconciliazione? Noi tutti, che siamo figli fedeli della Chiesa e
osserviamo gli eventi in Germania con occhi aperti, temiamo il peggio
per la considerazione della Chiesa, se il silenzio si prolunga
ulteriormente. Siamo anche convinti che questo silenzio non può alla
lunga comprare la pace dall'attuale governo tedesco. La lotta contro il
Cattolicesimo si svolge in sordina e con sistemi meno brutali che contro
l'Ebraismo, ma non meno sistematicamente. Non passerà molto tempo e
nessun cattolico potrà più avere un impiego, a meno che non si
sottometta, senza condizioni, al nuovo corso.Ai piedi di Vostra Santità, chiedendo la benedizione apostolica[1].
Edith
ricevette come risposta dal Santo Padre la benedizione impartita per sé
e per la propria famiglia, ma non altro. Eppure tutto quanto aveva
scritto si sarebbe realizzato puntualmente. La Santa Sede, in buona
fede, avrebbe firmato di lì a pochi mesi (luglio 1933) un concordato con
lo Stato Tedesco, come male minore, nella speranza di poter così
disporre di uno strumento giuridico per arginare eventuali
prevaricazioni e abusi di potere contro le varie iniziative educative,
sociali e caritative della Chiesa, anche in difesa degli ebrei. Ma non
sarebbe servito a nulla, e finanche l’associazionismo cattolico sarebbe
presto stato messo alla gogna, mentre l’idolatria della razza e del
Reich si sarebbe sempre più affermata come “nuovo corso” a cui pure i
cattolici avrebbero dovuto aderire. Ma questo sarebbe stato troppo, e
Pio XI decise che era giunto il momento di tuonare contro l’ideologia
nazista ("provocante neopaganesimo") nell’enciclica Mit brennender Sorge
del 1937. Per Hitler fu un vero schiaffo morale. “In Cristo siamo tutti
discendenti di Abramo. L’antisemitismo per un cristiano è
inammissibile: spiritualmente siamo tutti semiti” avrebbe aggiunto in un
discorso del 1938[2].
Nel contempo aveva avviato la stesura di una enciclica di condanna
dell’antisemitismo, ma la morte sopraggiunta agli inizi del 1939 ne
avrebbe bloccato l’ultimazione.
Intanto
Edith Stein, poco dopo aver scritto al Papa, era entrata come monaca
nel Carmelo di Colonia. Era ciò che aveva desiderato sin dalla sua
conversione, ma ne era stata trattenuta dal suo direttore spirituale.
Ora nel Carmelo avrebbe continuato, con ben altre armi, la sua
resistenza al male che vedeva avanzare: “Non l’attività umana può
aiutarci, ma la passione di Cristo. Esserne parte è il mio desiderio”.
Non certo per vezzo, quindi, il suo nome religioso divenne Teresa
Benedetta della Croce. Allo stesso anno del suo ingresso nel Carmelo
risalgono queste parole: “Mi Rivolsi al Redentore e gli dissi che sapevo
bene come fosse la sua Croce che veniva imposta in quel momento sulle
spalle del popolo ebraico. La maggior parte di esso non lo comprendeva;
ma quelli che avevano la grazia di intenderlo avrebbero dovuto
accettarla con pienezza di volontà, a nome di tutti. Mi sentivo pronta e
domandavo soltanto al Signore che mi facesse vedere come dovevo farlo”[3].
Nel 1939 si offrì spiritualmente come vittima di espiazione per il suo popolo[4];
ma proprio allora le sue superiore la trasferirono nel Carmelo di Echt,
in Olanda, per sottrarla ai rastrellamenti dei nazisti. Tuttavia
questi sarebbero arrivati ben presto a bussare anche alle porte del
Carmelo olandese (normalmente gli ebrei convertiti al cattolicesimo
venivano risparmiati, ma da quando i vescovi olandesi avevano
pubblicamente condannato le deportazioni naziste, per rappresaglia
vennero organizzate più violente persecuzioni contro gli stessi
cattolici). Nel lasciare il monastero Edith prese sua sorella per mano,
anche lei rifugiata a Echt, e disse soltanto: “Vieni, andiamo per il
nostro popolo”.Sarebbe morta nel campo di concentramento di Auschwitz nel 1942.Negli anni 1998-99, Papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata santa, martire, patrona d’Europa.
[1] Abbiamo riportato la traduzione di C. Dobner presente in E. Stein, Nel castello dell’anima. Pagine spirituali, Edizioni OCD, Roma 2004, p. 201s.
[2] Discorso ai pellegrini belgi, riportato per espresso ordine del Papa in "La Libre Belgique", 14 settembre 1938.
[3] E. Stein, Sui sentieri della verità. Antologia a cura del Carmelo di Milano, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1991, p. 79.
[4] Cf. “Testamento spirituale” e “Voto dell’agosto 1939”, in E. Stein, Nel Castello dell’anima, cit., p. 407s.
da | carmeloveneto.it
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