venerdì 15 maggio 2015

Il dono della santità

 santita.jpg
Antonio Maria Sicari ocd
1.    In tutte le religioni, il termine «Santo» indica Dio stesso, considerato nella sua «totale diversità» rispetto ad ogni creatura.
Esso esprime dunque la Sua assoluta Trascendenza, la Sua increata Maestà, la sua Inaccessibilità, il peso schiacciante della Sua Gloria, la Sua somma Perfezione, la Sua irresistibile Potenza.
Al Dio riconosciuto come unico Santo («Tu solo Santo!», nel Gloria in excelsis Deo), ogni uomo deve l’Adorazione (cfr. Is 6, 1-8 e Ap 4, 1-11).
2.    Nella rivelazione biblica, il Dio Santo si è progressivamente manifestato come Amore Trinitario: come vita traboccante che dal Padre fluisce infinitamente nel Figlio e nello Spirito.
Dando origine alla creazione e plasmando l’uomo «a sua immagine e somiglianza» (Gen 1, 26), Egli ha anche aperto, per amore, un accesso di Grazia alla sua Santità.
Di conseguenza «la ragione più sublime della dignità umana consiste nella vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l’uomo è invitato al dialogo con Lui: non esiste, infatti, se non perché, creato da Dio per amore, da Lui sempre per amore è conservato, e non vive pienamente secondo verità se non riconosce liberamente quell’amore e se non si affida al suo Creatore» (Gaudium et Spes 19).
Il dialogo dell’uomo con Dio si chiama preghiera.
3.    Con l’insorgere del peccato e della ribellione (cfr. Gen 2-11 e Rm 5,1221), l’uomo è divenuto incapace di percepire la prossimità del Dio Santo, come dono e come compito, e ha tentato di impadronirsene idolatricamente.
In conseguenza di ciò, non la santità, ma la corruzione e la vanità hanno assoggettato il mondo (cfr. Rm 8, 19-25).
4.    Il Dio Santo nella infinita ricchezza della sua misericordia si è allora riavvicinato come Salvatore.
Nel tempo dell'Antica Alleanza, Egli si è scelto un popolo particolare come sua proprietà, affidandogli nuovamente il dono e il compito della santità: «Siate santi per me, perché Io, il Signore, sono Santo e vi ho separato dagli altri popoli perché siate miei» (Lev 20, 26).
Nel tempo della Nuova Alleanza, infine, Egli ha mandato tra noi il suo Divin Figlio: «L’Essere santo», nato da Maria Vergine (Le 1, 35), è stato «conosciuto e creduto (dai suoi discepoli) come il Santo di Dio» (Gv 6, 69).
Egli si è così rivelato come «Colui che il Padre ha santificato e ha mandato nel mondo» (Gv 10, 36): «il Santo Servo Gesù» (At 4, 27), «il Santo e il Verace» (Ap 7), «il Sacerdote che ci occorreva: santo» (Ebr 7, 26).
5.    Prima di ritornare al Padre, Gesù ci ha insegnato a «santificare il suo Nome» (Mt 6, 9) e ci ha affidato alla sua santa custodia pregandolo per noi: «Padre santo, custodisci nel tuo Nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come Noi» (Gv 17, 11). Dopo averci promesso l’acqua viva del suo Spirito (cfr. Gv 7, 37-39), lo ha effuso su di noi (cfr. Gv 20, 22 e At 2) come «Spirito di santificazione» (Rm 1, 4; cfr. ICor 6, 11).
6.    Santa, perché assemblea dei «santificati» (cfr. At 20, 32; 26, 18; ICor 1, 2; 11; 2Tim 2, 21; Eb 2, 11), è la Chiesa, costruita come Tempio santo (Ef 2, 21), dove vivono i figli adottivi di Dio che ricevono dallo Spirito la grazia di poterlo chiamare «Abbà, Padre» (Rm 8, 15; Gal 4, 6).
In tal modo la preghiera diventa il respiro dei credenti: di ogni singolo fedele e di tutto il popolo santo di Dio.
A render santa la Chiesa è stato l’amore con cui Cristo «l’ha amata e ha dato se stesso per lei, purificandola» (Ef 5, 25ss) e edificandola come suo Corpo (cfr. Ef 12ss).
Vocazione e compito della Chiesa è pertanto «di comparirgli dinanzi tutta gloriosa, senza macchia né ruga né alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 27). «Agli occhi della fede, la Chiesa dunque è indefettibilmente santa» (Lumen Gentium 39).
7.    Maria, la Madre del Salvatore, già in testi antichissimi è chiamata «Santissima», «Tutta Santa», perché plasmata e quasi formata come «nuova Creatura» (Lumen Gentium 56) dallo Spirito Santo. A lei «che rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti... innalzano gli occhi i fedeli che ancora si sforzano di crescere nella santità, debellando il peccato» (ivi 65).
La santità di Maria non è però solo un modello per noi, ma anche un dono materno che custodisce e nutre la nostra stessa santità, da quando Maria «circondò il Corpo mistico di Cristo, nato dal cuore squarciato del Nostro Salvatore, della stessa cura materna e dello stesso amore con cui protesse e nutrì il Bambino Gesù in fasce» (Mystici Corporis 110, cfr. Redemptoris Mater 27).
8.    Santi sono ugualmente tutti i battezzati: e proprio questo è stato il primo nome «comune» col quale si definirono i discepoli di Cristo (cfr. At 26, 10; ICor 1.15; 2Cor 8, 4; 9, 1.12; 13, 12; Rm 12, 13; 15, 25.31; 16, 2; Ef 1, 5; 3, 8; 11; Fil 4, 21.23; ITim 5, 10).
Consapevoli d’essere, per grazia immeritata, «i chiamati di Dio, santi e amati» (Col 3, 12), essi percepirono la «santità» come una definizione del loro nuovo essere e come appello da parte di Dio: «Certo, la volontà di Dio è che vi santifichiate» (1 Tess 4, 3).
Vocazione alla santità, rispondente al comando di Cristo: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5, 48), e in sintonia con tutta la rivelazione biblica: «A immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi, in tutta la vostra condotta, perché sta scritto: “Siate santi, perché Io sono Santo”» (1 Pt 1, 15-16).
9.    Per i credenti in Cristo, la santità è, dunque, insieme un dono e un compito. È un dono offerto gratuitamente attraverso il «lavacro della rigenerazione» (Tt 3, 5), talmente radicale che esso ha prodotto «una nuova nascita» (cfr. Gv 1, 13), una «nuova vita» (Rm 6, 4), una «nuova creatura» (2Cor 5, 17; Gal 6, 15). Tale dono si estende talmente da conferire una vera «partecipazione alla natura divina» (2Pt 1,4).
La santità è anche un compito da realizzare «vivendo come si conviene a santi» (Ef 3), «spogliandosi dell’uomo vecchio e rivestendosi dell’uomo nuovo», cioè: «come si conviene ad eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di dolcezza, di umiltà, di pazienza» (Col 3, 12). Rivestiti soprattutto di quella carità «che è il vincolo della perfezione» (Col 3, 14).
10.    Questa «santità cristiana», appunto perché donata a tutti nel Battesimo, nella Chiesa è «una vocazione universale» (cfr. Lumen Gentium cap. V), anche se essa è poi destinata «ad esprimersi in varie forme, presso i singoli fedeli, i quali nella loro situazione di vita, tendono alla perfezione della carità» (ivi 39).
E perciò un principio chiaramente e indiscutibilmente definito che «tutti i fedeli, di qualsiasi stato o grado, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità» (ivi 40).


da | O.Carm

Nessun commento:

Posta un commento