giovedì 16 aprile 2015

«Sii tu mia madre!»

di Giuseppe FURIONI

«En la escuela de la santa andariega aprendemos a ser peregrinos». «Alla scuola della santa camminatrice impariamo ad essere pellegrini». Così papa Francesco il 15 ottobre scorso nella lettera inviata al vescovo di Avila si esprimeva su S. Teresa di Gesù, commemorandone i 500 anni dalla nascita. Non è dunque senza ragione che quest’anno anche il 37° pellegrinaggio a piedi dal santuario della Madonna della Stella di Cellatica e dalla chiesa di S. Alessandro in Canzanica di Adrara S. Martino verso la Madonna della Neve si richiami a questo importante anniversario. Andariega è Teresa già da piccola, quando a sette anni, insieme al fratellino Rodrigo, lascia furtivamente la casa paterna e esce dalla porta di S. Vincenzo per incamminarsi verso la terra dei Mori, dove spera di essere decapitata e così andare a «vedere Dio». Poco importa che ad ostacolare l’impresa sia stato uno zio che, allertato dai genitori in ansia, recuperi i due bambini qualche centinaio di metri fuori città.
E la dimensione del cammino ritorna sulle labbra della Santa poco prima di spirare: «¡Ya es tiempo de caminar!». Sono le parole che Anna di S. Bartolomeo registra nei suoi ricordi su colei che le fece da maestra – le insegnò a leggere e a scrivere! – e madre. Un pellegrinaggio che abbraccia tutta la sua esistenza, vissuta come una orazione rivolta a  Dio, se è vero che le sue istruzioni rivolte alle consorelle in cui unisce un commento al Padre nostro, è stato intitolato «Cammino di perfezione».
E lungo questa strada troviamo Maria. Il primo ricordo di questo rapporto lo incontriamo nel primo capitolo della sua Vita: «Cercavo la solitudine per recitare le mie preghiere che erano molte, specialmente il rosario di cui mia madre era molto devota e procurava che lo fossimo anche noi» (Vita 1,6). Il mondo della sua orazione infantile, segnato da quel richiamo all’infinito che le fa ripetere: Sempre! Sempre! Sempre! si apre all’invocazione mariana grazie alla madre. Perciò non deve suscitare meraviglia se poche righe più avanti scrive: «Ricordo che quando mia madre morì, avevo poco meno di dodici anni. Appena ne compresi la gran perdita, mi portai afflitta ai piedi di una statua della Madonna e la supplicai con molte lacrime a volermi fare da madre. Mi sembra che questa preghiera, fatta con tanta semplicità, sia stata accolta favorevolmente, perché non vi fu cosa in cui mi sia raccomandata a questa Vergine sovrana senza che ne venissi subito esaudita. Ella, infine, mi fece sua» (Vita 1,7).
Alla luce di questo episodio è stato scelto il titolo del pellegrinaggio: «Maria, sii tu mia madre!». Nella vita si cammina non solo perché c’è un desiderio – di infinito, ci spiegano i Santi – che rende incontentabile l’uomo e lo spinge sempre verso un di più; non solo perché si ha la certezza di una meta: il cuore di un Dio che ci è Padre; ma anche perché lungo la strada c’è una madre che sollecita ci accompagna. Maria ha incominciato questa sua opera prendendosi cura di Gesù. E in Gesù tutti siamo stati resi suoi figli. Potremmo dire che alla sua scuola impariamo a rifiutare il male e a scegliere il bene, e forse non è fuori luogo applicare a ogni fedele quella scena riprodotta dal Caravaggio nella Madonna dei Palafrenieri: è lei, la tutta pura,  che reggendo il piccolo Gesù nei suoi primi passi, lo guida a calpestare con i suoi piedini il serpente tentatore.
Andariega è soprattutto Teresa, quando lasciata la pace della clausura, percorre le polverose strade della Spagna del ‘500 per fondare nuovi monasteri: sono la risposta che lei, semplice monaca, riesce a immagine davanti al mondo in fiamme del suo tempo: luoghi dove uomini e donne custodiscano e amino il Signore della loro vita. Nella Vita per immagini curata proprio dalle consorelle più vicine a lei in occasione della beatificazione, una incisione raffigura Teresa che raccoglie sotto la cappa bianca, il mantello caratteristico dell’Ordine carmelitano, tutti i suoi figli e le sue figlie. Si tratta, com’è noto, di una prospettiva molto mariana, che rievoca la Madre della misericordia, la Madonna del manto, qual è stata rappresentata in modo mirabile da numerosi artisti. Camminare con Maria sulla strada che è lo stesso Cristo Gesù, porta ad assumersi una responsabilità, e dunque una maternità verso tutte le persone che ciascuno prende su di sé lungo la strada. Nell’antichità, il pellegrino lasciava famiglia e villaggio non per abbandonarli, ma per portarli con sé lungo la via (né portava i desideri e si caricava dei peccati per espiarli nella fatica del cammino e, raggiunta la meta, se ne tornava perdonato e carico di benedizione per i suoi).
Pellegrini, guidati da Maria sulla strada che è Cristo, per diventare come lei, capaci di offrire al mondo la speranza di Dio, Cristo Gesù.
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da | mec-carmel.org

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