sabato 18 aprile 2015

Spiritualità Carmelitana e famiglia

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di Massimo Bocci

La scelta del matrimonio cristiano non è una semplice decisione emotiva o istintiva di due persone che si amano, ma è la nostra personale e consapevole risposta al progetto che Dio ha su di noi.
Il matrimonio è quindi il nostro modo specifico e particolare di vivere la sequela di Cristo e di incamminarci verso la santità a cui siamo invitati.
Questo cammino è spesso reso arduo dalle difficoltà che incontriamo nella realtà quotidiana ma, come dice San Paolo, noi dobbiamo trovare la forza per "risplendere come luci in un mondo oscuro" (Fil. 2,15).
In questo contesto per noi si è trattato, e quotidianamente si tratta, di rispondere "sì" ad una diretta e precisa chiamata di Dio e a vivere questa scelta secondo il carisma carmelitano.
Da oltre 800 anni i Carmelitani, alla luce della Sacra Scrittura e con la forza della preghiera, vivono nella fraternità alla ricerca del senso vero della vita e di tutto ciò che in essa incontrano.
Noi famiglie abbiamo il compito di rileggere, approfondire e interpretare questa esperienza e farla nostra secondo la nostra specifica vocazione. Compito non facile specialmente perché vissuto in un contesto composito dove dobbiamo conciliare esigenze personali, di coppia e di famiglia, dove ogni nostra scelta coinvolge direttamente altre persone che probabilmente hanno discordi necessità nonché modi e tempi diversi.
Ci sono quattro componenti che in una famiglia caratterizzano l'appartenenza al Carmelo e sono la preghiera, la contemplazione, la fraternità ed il servizio. Con la preghiera stabiliamo il rapporto con Dio e ci predisponiamo ad accoglierne l'azione. Pregare con e per il coniuge ed insieme con e per i figli ci pone in una condizione di accoglienza e benevolenza su cui si fonda tutta la comunità familiare.
La contemplazione è l'atteggiamento attraverso il quale noi ci disponiamo alfa presenza di Dio e che ci spinge a riconoscere il suo volto nelle persone che ci circondano.
In questa sperimentiamo in prima persona i principi evangelici dell'obbedienza alla volontà di Dio, della povertà quando rinunciamo ai nostri privilegi, alle nostre certezze ed ai nostri pregiudizi e riconosciamo la nostra fragilità e della castità attraverso cui superiamo il nostro egoismo e ci apriamo all'amore totale. La contemplazione di Dio si realizza partendo da coloro che ci sono quotidianamente più vicini e di cui impariamo a scoprire aspetti, qualità e ricchezza.
Vivere la fraternità significa impegnarci, in quel nucleo speciale che é la nostra famiglia, a costruire rapporti rispettosi della diversità dell'altro di cui conosciamo bene le debolezze, ma di cui vogliamo valorizzare le capacità e la ricchezza interiore.
Soltanto così potremo aprirci al mondo e diventare veri testimoni dell'amore di Dio.
Il servizio, infine, è il nostro modo di stare nel mondo e in esso risplendere come luci.
La peculiarità che ci contraddistingue come carmelitani è infatti quella di rispondere alle necessità che riscontriamo nel tempo e nel luogo in cui di volta in volta ci troviamo. Il semplice prestare attenzione, la capacità di accoglienza, la comunicazione sincera è ciò che ci fa avvicinare al vero senso della vita. Attraverso ii servizio diventiamo uno dei veicoli dell'amore di Dio molto più di quanto noi stessi possiamo immaginare.
Per poter vivere al meglio questi aspetti abbiamo allora bisogno delle doti di Maria come la prontezza, la dedizione, l'umiltà, la docilità, la semplicità, la capacità di non indietreggiare davanti alla sofferenza e di "giocarsi" la vita e la reputazione. Dobbiamo riuscire ad imitarne, almeno in parte, la fedeltà a Dio e la capacità di riconoscerlo come fondamento di tutta l'esistenza umana. Insieme a questo, così come il profeta Elia ci insegna, dobbiamo vivere la passione per le persone e per la vita ed essere testimoni coerenti.
* da La Madonna del Carmine N.1-2-2013
da | O.Carm

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